Intervista a Francesca Capossele

Francesca Capossele, esordisce con 1972, Playground 2017, già ospite di Viaemiliaventicinque a marzo 2018, esce con un nuovo romanzo (Nel caso non mi riconoscessi) sempre per Playground, il 4 maggio sarà nuovamente nostra ospite presso la libreria Mondadori di Imola.
Qui è intervistata da Muriel Pavoni


Cosa t'interessa, quali sono le tue ossessioni, narrativamente parlando?
le ossessioni. Non è semplice. Mi ossessiona la scrittura, che sia senza fronzoli e intellettualismi da liceo classico, ma che emozioni e abbia comunque mestiere. Che vibri dei ricordi di tutti gli autori che ho amato e a cui debbo tutto, ma non sia una copiatura, o un rifacimento sterile. Che suggerisca e spieghi, che non sia troppo di genere, non ho simpatia per la letteratura " tutta al femminile ". Che lo scrivere un giorno diventi non soltanto appassionante come una caccia, ma gratificante e semplice come leggere ( ne sono molto lontana). Tutto il resto...è letteratura. ( sono troppo vecchia ormai per raccontare di me).

Come definiresti il tuo modo di scrivere? Che scrittrice sei?
Non riesco a pensare a me stessa come a una scrittrice, ho pubblicato troppo tardi per vivere questa ambita identità. Sono solo una che insegna lettere e legge molto, il resto è stato opera della buona sorte. Non considerandomi una scrittrice, mi vivo come lettrice appassionata dei libri degli altri, sono connessa alla scrittura degli altri, con i quali sono perennemente in debito per i modelli, le correzioni, i richiami, le magie, la lezione continua sulla vita e la scrittura che la letteratura fornisce.

Quali sono i tuoi autori preferiti o quelli che ti hanno influenzato?
La lista dei miei autori è lunghissima. Qui cito quelli con cui mi sento più in debito : Marguerite Duras, Alba de Cespedes, Dino Buzzati, Romain Gary, F. S. Fitzgerald, Rosetta Loy (potrebbe essere uno di quegli scrittori destinati a restare per sempre nella memoria, non solo collettiva).

Da quali autori non ti faresti mai influenzare?
Lista facile : A. Manzoni;  L. Pirandello; I. Svevo; I.  Calvino, e tutti gli autori che si servono della letteratura per inutili e forzati sperimentalismi formali o la usano  come pulpito per fiacche predicazioni pseudo-filosofiche.

Quali autori, tra quelli contemporanei, credi verranno ancora letti tra trent’anni?
Domanda difficile. Devo dire che non lo so. Non solo perché si pubblica molto, il livello è , molto spesso, buono, ma perché il nostro è un tempo che dimentica in fretta, produce molto, ma non conserva.

Qual è la caratteristica imprescindibile di un buon romanzo, secondo te?
Piacere, coinvolgere, comunicare tutta la felicità che l’autore ha provato nella scrittura.  Mantenere un angolo critico, ma esprimere ugualmente la magia della finzione.

Ci sono progetti letterari che hai abbandonato ancor prima di cominciare?
Quando ero molto giovane volevo scrivere un romanzo storico, su modello dei grandi del genere, poi la Storia, quella vera, è cambiata in fretta attorno a me, e mi sono sentita dentro una grande impotenza che non aveva a che fare con la scrittura, ma con la realtà.

Qual è - se c'è - il primo consiglio che dai a un aspirante scrittore?
Di leggere e vivere molto con liberta, autenticità e passione.

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