Autore Orfeo Raspanti.
Ho visto l’opera di Bertozzi e Casoni al Centro Gianni Isola dove resterà fino al 20 Maggio,
ultima acquisizione della Fondazione Cassa di Risparmio di Imola.
Ne scrivo su un blog che si occupa prevalentemente di libri, non soltanto perché Pinocchio
è un personaggio letterario, come fanno i grandi libri questo Pinocchio di ceramica ti
costringe a fare i conti con te stesso; vuole farti da specchio; dice guardami, guardati.
Seduto sopra decine di edizioni diverse del libro di Collodi, solletica il bibliofilo (tra gli altri
un Pinocchio di Jacovitti) ma è una fuga breve; i libri sono partoriente e parto di
un’esistenza grama, dove la metamorfosi non si è compiuta del tutto. Eppure il vecchio
pretende attenzione, non ti guarda, vuole essere guardato. E’ un Pinocchio vecchissimo
fatto di travi centenarie esposte all’intemperie di una casa diroccata; albero maestro
fracassato dai marosi e inghiottito dalla balena.
La materia di Bertozzi e Casoni è plasmata con tale maestria da essere più legnosa del
legno, la carne del volto è cuoio indistruttibile, maschera d’anima distrutta; anima dal lungo
naso. Dubbio: il naso di Pinocchio diventa lungo solo quando dice una bugia, o no?
Questo vecchio burattino dal volto umanissimo ha il naso di chi ha solo mentito, prima di
tutto a se stesso e continua a farlo; vispo il naso, invecchiato, ma tonico, fiuta la
menzogna, se ne ciba e cresce. Enigmatico.
Enigmatico come l’elegante cappello a punta, confezionato con i fogli della Settimana
Enigmistica, esattamente con la pagina della Settimana della Sfinge.
Il filo d’inquietudine che tratteggia l’opera culmina nel grillo; c’è anche lui, senza cappello a
cilindro, per nulla ridanciano l’insetto sta appollaiato, fiero e silenzioso, sulla mano sinistra
di Pinocchio come sul ponte di comando di un veliero alla deriva, guarda l’orizzonte con la
sicurezza di chi possiede il salto che lo salverà.
La postura del vecchio burattino potrebbe riecheggiare il pensatore di Rodin, però il
pensiero qui non ha attecchito, c’è solo l’affermazione che dà il titolo all’opera: NON
RICORDO come un colpevole testimone al processo per una strage di stato.
Ho visto l’opera di Bertozzi e Casoni al Centro Gianni Isola dove resterà fino al 20 Maggio,
ultima acquisizione della Fondazione Cassa di Risparmio di Imola.
Ne scrivo su un blog che si occupa prevalentemente di libri, non soltanto perché Pinocchio
è un personaggio letterario, come fanno i grandi libri questo Pinocchio di ceramica ti
costringe a fare i conti con te stesso; vuole farti da specchio; dice guardami, guardati.
Seduto sopra decine di edizioni diverse del libro di Collodi, solletica il bibliofilo (tra gli altri
un Pinocchio di Jacovitti) ma è una fuga breve; i libri sono partoriente e parto di
un’esistenza grama, dove la metamorfosi non si è compiuta del tutto. Eppure il vecchio
pretende attenzione, non ti guarda, vuole essere guardato. E’ un Pinocchio vecchissimo
fatto di travi centenarie esposte all’intemperie di una casa diroccata; albero maestro
fracassato dai marosi e inghiottito dalla balena.
La materia di Bertozzi e Casoni è plasmata con tale maestria da essere più legnosa del
legno, la carne del volto è cuoio indistruttibile, maschera d’anima distrutta; anima dal lungo
naso. Dubbio: il naso di Pinocchio diventa lungo solo quando dice una bugia, o no?
Questo vecchio burattino dal volto umanissimo ha il naso di chi ha solo mentito, prima di
tutto a se stesso e continua a farlo; vispo il naso, invecchiato, ma tonico, fiuta la
menzogna, se ne ciba e cresce. Enigmatico.
Enigmatico come l’elegante cappello a punta, confezionato con i fogli della Settimana
Enigmistica, esattamente con la pagina della Settimana della Sfinge.
Il filo d’inquietudine che tratteggia l’opera culmina nel grillo; c’è anche lui, senza cappello a
cilindro, per nulla ridanciano l’insetto sta appollaiato, fiero e silenzioso, sulla mano sinistra
di Pinocchio come sul ponte di comando di un veliero alla deriva, guarda l’orizzonte con la
sicurezza di chi possiede il salto che lo salverà.
La postura del vecchio burattino potrebbe riecheggiare il pensatore di Rodin, però il
pensiero qui non ha attecchito, c’è solo l’affermazione che dà il titolo all’opera: NON
RICORDO come un colpevole testimone al processo per una strage di stato.
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