Un romanzo che inizia e finisce con una domanda alla quale molti vorrebbero dare risposta (i personaggi del romanzo, il lettore, la protagonista e forse l’autrice stessa), però nessuno sembra in grado di dare una versione univoca, ma diverse ipotesi con altrettanti gradi di approssimazione.
La domanda è: chi è Alda?
Se della sua storia si sa tutto, perché il romanzo abbraccia settant’anni della sua vita, di lei e delle ragioni che l’abbiamo portata a fare certe scelte, si sa poco. Eppure troviamo, disseminate nel romanzo, alcune tracce che conducono ciascun lettore alla propria imprecisa e affascinante istantanea.
La narrazione inizia con una fuga, quella di Alda - trentenne ferrarese -, da una famiglia, una città e un fidanzato, fugge verso una vita all'apparenza più avventurosa, raggiunge un uomo conosciuto durante la guerra, l’Hauptmann Stephan Felder, che vive a Lipsia. La donna fugge distruggendo il suo passato assieme al suo documento d’identità e diventa Carin Felder. La sua vita, nella Germania Est, è tutt’altro che idilliaca e il suo matrimonio poco convenzionale, sopperiscono amici come Anita, Hans e Gitta, ma Alda non cede mai a nessun rimpianto e diventa, man mano che si procede con la narrazione, sempre più rinserrata nel suo personale mistero.
Il libro si sviluppa in tre atti, i primi anni della guerra a Ferrara, l’avventura con l’Hauptmann assieme alle normali vicende di un’adolescente (Alda) e quelli successivi che culminano con la fuga, la vita nella DDR, la costruzione del muro, la Stasi, periodo in cui Alda diventa Carin, verrà spiata e spierà a sua volta, i tradimenti suoi e del marito, la perdita di un bambino, infine la caduta del muro, la resa dei conti con la propria vita e la morte; tutti e tre gli atti intrecciano sapientemente vite e vicende storiche, tutti e tre procedono avanti e indietro con un meccanismo narrativo vorticoso che fa largo uso di flashback e anticipazioni e uno stile evocativo ricco di momenti lirici e profondi, in cui la storia è piena, ma a volte appena accennata, suggerita e sfuggente, altre volte rallenta e pone i fatti sotto una lente di ingrandimento, anche se sono i personaggi, con le loro ragioni e le loro rotture a sorreggere l'ossatura del romanzo.
Una materia narrativa, quella di Francesca Capossele, ricca e tortuosa che impone al lettore attenzione e immersione. Un romanzo profondo che non offre nessuna risposta ma apre numerose questioni che non si esauriscono con l'ultima intensissima pagina del romanzo.
La domanda è: chi è Alda?
Se della sua storia si sa tutto, perché il romanzo abbraccia settant’anni della sua vita, di lei e delle ragioni che l’abbiamo portata a fare certe scelte, si sa poco. Eppure troviamo, disseminate nel romanzo, alcune tracce che conducono ciascun lettore alla propria imprecisa e affascinante istantanea.
La narrazione inizia con una fuga, quella di Alda - trentenne ferrarese -, da una famiglia, una città e un fidanzato, fugge verso una vita all'apparenza più avventurosa, raggiunge un uomo conosciuto durante la guerra, l’Hauptmann Stephan Felder, che vive a Lipsia. La donna fugge distruggendo il suo passato assieme al suo documento d’identità e diventa Carin Felder. La sua vita, nella Germania Est, è tutt’altro che idilliaca e il suo matrimonio poco convenzionale, sopperiscono amici come Anita, Hans e Gitta, ma Alda non cede mai a nessun rimpianto e diventa, man mano che si procede con la narrazione, sempre più rinserrata nel suo personale mistero.
Il libro si sviluppa in tre atti, i primi anni della guerra a Ferrara, l’avventura con l’Hauptmann assieme alle normali vicende di un’adolescente (Alda) e quelli successivi che culminano con la fuga, la vita nella DDR, la costruzione del muro, la Stasi, periodo in cui Alda diventa Carin, verrà spiata e spierà a sua volta, i tradimenti suoi e del marito, la perdita di un bambino, infine la caduta del muro, la resa dei conti con la propria vita e la morte; tutti e tre gli atti intrecciano sapientemente vite e vicende storiche, tutti e tre procedono avanti e indietro con un meccanismo narrativo vorticoso che fa largo uso di flashback e anticipazioni e uno stile evocativo ricco di momenti lirici e profondi, in cui la storia è piena, ma a volte appena accennata, suggerita e sfuggente, altre volte rallenta e pone i fatti sotto una lente di ingrandimento, anche se sono i personaggi, con le loro ragioni e le loro rotture a sorreggere l'ossatura del romanzo.
Una materia narrativa, quella di Francesca Capossele, ricca e tortuosa che impone al lettore attenzione e immersione. Un romanzo profondo che non offre nessuna risposta ma apre numerose questioni che non si esauriscono con l'ultima intensissima pagina del romanzo.